Cos'è
Molino del Conte
La vera origine di Molino Del Conte è determinata dalla chiesetta della Madonna Addolorata, costruita all’inizio del 1500 e usata per limitare il confine tra il territorio vigevanese e quello di Cassolnovo, e dal Mulino, datato XVIII secolo, voluto dal conte Calderara per macinare il suo raccolto.
Inizialmente Molino lo si poteva trovare negli Archivi sotto il nome di “Cascina dei Nobili Calderara” ma quando questi vendettero le proprietà ad un’altra famiglia nel 1829, questo luogo prese il nome di Molino del Conte.
Questa frazione ebbe però il suo sviluppo nell’anno 1882, quando cioè gli industriali Crespi e Gianoli decisero di utilizzare la forza delle acque del Naviglio Langosco per muovere il loro stabilimento di filatura.
In quel periodo fecero anche costruire delle case per i loro operai , un Asilo-Convitto contenente le Scuole Elementari, un Asilo Infantile e un Convitto per ospitare le operaie che venivano da lontano, e fecero abbattere e ricostruire la chiesa dichiarata Parrocchia col titolo di “Addolorata Regina del Mondo”, andando a formare il nuovo nucleo di Molino del Conte.
Quando verso la fine del 1955 venne chiuso lo stabilimento, i proprietari permisero che le case fossero vendute agli operai a basso prezzo.
Nel 1963 fu costruita la nuova Chiesa Parrocchiale, venne aggiunto un ampio salone ricavato nel seminterrato della chiesa, la Casa Parrocchiale e un campo sportivo.
Nella sua linea la chiesa è moderna, possiede un altare in marmo giallo rivolto verso il popolo con il Tabernacolo di sicurezza incorporato, un crocefisso di legno nel Presbiterio, un ambone in ferro battuto, una Vasca Battesimale in rame nel Battistero e l’antica immagine della Madonna Addolorata, traslocata dalla precedente chiesa parrocchiale.
Villanova e il castello
Nel 1124 divenne di proprietà dei monaci Vallombrosiani del monastero di san Bartolomeo. Questi ultimi fecero costruire una chiesa, ricostruita poi nel secolo XVII per ordine della famiglia Gonzaga, di cui oggi rimangono solo il campanile, un altare ora dedicato alla Madonna e un quadro datato 1300 circa, raffigurante Gesù Crocifisso tra San Gregorio Magno e San Giovanni Gualberto, fondatore dei vallombrosani.
Nel corso degli anni la corte di Villanova andò in decadenza fino a quando, Gian Galeazzo Maria Sforza e Lodovico il Moro, tra il 1400 e il 1500, lo acquistarono e lo riadattarono a tenuta di caccia che fungeva anche da centro direzionale dell’agricoltura della zona.
Nel 1470 Galeazzo, approfittando delle condizioni del terreno paludoso, tentò il primo esperimento della semina e della raccolta del riso. Successivamente, Ludovico si preoccupò di sistemare la rete di canali per l’irrigazione di tutto il territorio circostante.
Dopo la fine del Ducato, Villanova mantenne la sua destinazione agricola e divenne proprietà, tra gli altri, dei Gonzaga, che fecero ricostruire la chiesa aggiungendo una cappella dedicata a san Luigi Gonzaga (1667).
Il castello si presenta ancora oggi a pianta quadrata con quattro basse torri angolari e un rivellino (torrione merlato) al centro del fronte principale. In corrispondenza dell’ingresso sono collocati due grossi busti marmorei, rovinati dal tempo, di epoca imperiale romana, mentre sulla parete del torrione centrale vi sono tracce delle aperture per il ponte levatoio e la passerella.
Le facciate dell’edificio presentano due ordini regolari di aperture ad arco ribassato, ma la caratteristica di maggior interesse del palazzo risiede nella decorazione a intonaco che riveste le pareti esterne: un motivo geometrico a losanghe verticali bianche e rosse (tipiche del periodo Visconteo-Sforzesco) interrotto solo da una sorta di nastro dipinto all’altezza del davanzale delle finestre del primo piano.
È invece priva di elementi decorativi la corte interna, percorsa per tre lati da due ordini di ballatoi in legno, mentre il quarto, corrispondente alla controfacciata, presenta una balconata unica. Al centro del cortile è stata conservata la pompa con la quale si faceva arrivare l’acqua ai residenti e, a destra dell’ingresso, viene ancora indicata la stanza in cui più volte soggiornò san Luigi Gonzaga.
Villareale e la sua storia
La sua nascita però risale all’epoca dei romani e il suo sviluppo è parallelo a quello di Cassolnovo.
Nei vecchi registri infatti, Villareale è denominata “Cassolo Vecchio” o “Cassiolo”. Nel 1359, con il susseguirsi delle guerre e le contese tra Estensi, Gonzaga e Monferrato, per mantenere più saldo il dominio su il territorio di Novara, Galeazzo II fece distruggere molti dei domini che aveva in questa zona, tra i quali anche Cassiolo.
Con esso vennero distrutti:
-la Chiesa di san Vittore, considerata la prima chiesa parrocchiale di Cassolo;
-il Monastero di San Lorenzo, situato nei pressi della Buccella;
-il castello di Cassolvecchio, considerato uno dei più belli costruiti in zona durante il Medioevo, tant’è che alcune delle sue colonne di sarisso furono trasportare a Vigevano e riutilizzate per adornare il porticato della piazza Ducale.
All’epoca degli Sforza, dato il contemporaneo possesso di Villanova e Villareale, si dice che sia stato costruito un camminamento sotterraneo che univa le due località, partendo dai sotterranei del castello di Villanova e arrivando in quello che è l’attuale giardino dei conti Barbavara.